Pubblicato da: abcbologna | giugno 11, 2014

13 Giugno: #BolognaNonSiVende

A tre anni dai referendum sull’acqua
BOLOGNA NON SI VENDE!

Venerdì 13 giugno a Bologna
in Piazza Nettuno dalle ore 17.30 alle 20.00

Il racconto delle privatizzazioni dalla viva voce dei protagonisti
Grande prova di vendita all’asta dei beni pubblici
Nel corso della manifestazione sarà possibile acquistare
concessioni per l’esercizio ventennale delle funzioni pubbliche

Grandi opere, privatizzazioni, precarizzazione, sono le linee che vengono dalle istituzioni non elette in Europa.
Ricette di spoliazione e di disastro ambientale che saranno sposate dal  governo in carica.
Si insinua la necessità che i comuni escano dalla proprietà delle aziende dei servizi pubblici locali, la remunerazione del capitale abrogata dal referendum per il servizio idrico è stata garantita comunque, non c’è nessuna idea di investimenti sui territori legati ai  bisogni sociali ed ambientali. Solo grandi opere che alimentano la macchina della corruzione ed i grandi poteri economico finanziari e che distruggono l’ambiente e le comunità.
Il 17 maggio molte delle vertenze e dei conflitti hanno attraversato unitariamente Roma,  e segnalano la necessità di estendere ed unificare questa prospettiva.
Anche a Bologna  i processi di privatizzazione avanzano.
Hera viene venduta un po’ alla volta (oggi 7 milioni di azioni) e la sua gestione è sottratta da tempo alle amministrazioni comunali ed ai cittadini, la democrazia imposta dai cittadini tre anni fa coi referendum viene cancellata, come è stata cancellata la vittoria referendaria contro i finanziamenti pubblici alle scuole private dell’anno scorso.
Ogni giorno una diversa attività pubblica gestita dal Comune viene ceduta, appaltata, esternalizzata.
Vengono inventati contenitori che allontano la possibilità di gestioni pubbliche e partecipate. Mense, servizi Museali, servizi educativi, scuole dell’infanzia compongono il quadro dell’abbandono progressivo di una idea di responsabilità pubblica dell’amministrazione comunale.
Grandi risorse della collettività come le aree delle ex caserme, invece di diventare patrimonio sociale dei cittadini, vengono mobilitate per la valorizzazione fondiaria ed immobiliare.
La conoscenza e l’istruzione come grande progetto egualitario di riscatto sociale arretra e prevalgono chiusura e sottomissione al mercato. Il futuro dei giovani affonda nella precarietà.

Anche a Bologna grandi opere sulla cui utilità ci sarebbe da riflettere, diventano progetti costosi, e producono danni permanenti al tessuto urbano e sociale: People Mover, FICO ed altri progetti non hanno alcuna relazione né con le esigenze di mobilità, né con un progetto di legato al cibo e alla sostenibilità ambientale e sociale.
Alla necessità di allargare i diritti ed il welfare prevalgono gli affari (grandi) e il marketing territoriale che allude più a concetti di consumismo e svendita del territorio che alle priorità decise democraticamente dai cittadini.

Il lavoro è vittima sacrificale, la democrazia cancellata.

Per questi motivi pensiamo che il terzo anniversario dai referendum sull’acqua, che ha visto la maggioranza degli italiani (e dei Bolognesi) votare per la gestione non mercificata dell’acqua, possa essere l’occasione per una iniziativa unitaria che permetta la mobilitazione dei cittadini contro questa fase delle privatizzazioni, delle esternalizzazioni, delle grandi opere inutili.
A partire da Bologna guardando all’Italia e all’Europa.


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